Monte Jòf Fuart
- Eliminare la batteria al litio e utilizzare le batterie interne dello Yaesu.
- Eliminare la MFJ1979 con radiali ed utilizzare uno stilo Comtrak caricato per i 20M
- Togliere l’ormai inutile trepiede fotografico
- Usare microfono standard Yaesu al posto del preamplificato Astatic che pesa il triplo.
- Eliminare i lunghi cavi RG e l’accordatore. Terrò solo un cavetto per separare l’antenna dal corpo radio ed avere una maggiore praticità d’utilizzo e visione della radio.
- Togliere block-notes, penne e macchina fotografica. Tutto rimpiazzato con un vetusto smartphone Android senza nemmeno la sim telefonica…. che farà del suo meglio anche per le foto di rito dall’alto dei sui 1,5 mega pixel.
Tutto questo peso in meno è stato subito rimpiazzato da Gatorade (puffo) e attrezzatura da ferrata. Partenza ore 4.00 da casa con percorso in auto fino a Sella Nevea rimuginando sulla fattibilità della cosa e convincendomi che in caso di difficoltà si può sempre tornare indietro. Il navigatore dell’auto funziona e la strada forestale la trovo velocemente. Il parcheggio è colmo di auto nonostante siano le 5 e sono costretto a parcheggiare in uno “spiazzo” mezzo km prima. Inizio a pensare a quanta gente troverò sul tratto ferrato. Scarponi, racchette che mi assisteranno fino al rifugio, zaino in spalla e si parte. Avvicinamento al Rifugio Corsi tramite la strada forestale nel bosco con pendenza non eccessiva ma che gradualmente si intensifica. Dopo circa 1 ora il bosco lascia il posto ai prati e ad una spettacolare visuale sulle cime circostanti.
Ci sono 2 modi per arrivare al rifugio ma considerata l’impegnativa giornata prendo il sentiero più lungo evitando la via diretta attrezzata ma molto più ripida e affaticante. La differenza in termini di tempo si aggira sui 30 minuti. Sono le 8 e il rifugio Corsi brulica di gente ma ne vedo ben pochi con attrezzatura da ferrata. Sosta con cappuccino e brioche, rabbocco acqua, 2 parole di cortesia con il gestore del rifugio a cui lascio in custodia materiale e vestiario che prenderò al rientro e alle 08.30 riparto per la cima. Il sentiero è il 625 ma la mappa è inutile poiché è ben indicato su cartelli e pietre.
Si vedono anche i resti delle postazioni della prima guerra mondiale nonché camosci e stambecchi.
Nel giro di poco inizia la parte attrezzata. Originale il passaggio sotto un “arco di pietra” e spettacolare mano a mano che si sale il panorama. La giornata non è fortemente soleggiata e le nuvole rendono la salita meno stressante del previsto.
Sulla ferrata incontro solo 3 persone, tutte davanti a me di qualche minuto e sono un valido aiuto poiché mi indicano con anticipo la via da seguire. Prima sosta su un tratto di sentiero dopo circa 1 ora in compagnia di Marc, un signore sloveno che sta scendendo e con cui provo a scambiare 2 parole. Purtroppo non troviamo una lingua comune (parla solo sloveno e tedesco) e così come 2 mimi ci scambiamo i saluti e ripartiamo ognuno per la propria strada.
Finalmente vedo la Madonna!!! Quindi se non ho le visioni, sono arrivato in cima!!! E’ quasi mezzogiorno e sono abbastanza provato. Mi attacco al gatorade ed alle barrette energetiche sperando facciano effetto. Mi aspettavo una vetta affollata come lo scorso anno sul Monte Coglians ma in realtà ci sono solo i 3 miei “compagni” di ferrata che velocemente dopo le foto di rito scendono lasciandomi solo.
Meglio, così evito il solito interrogatorio su chi sono? Cosa faccio? Perché ho quella radio? Il solito: “…anch’io avevo il CB da giuvane” ecc. ecc. Come di consueto mi posiziono a qualche metro dalla croce di vetta in modo da non recare disturbo ad eventuali altri visitatori. Collegato lo stilo della Comtrak ed il microfono, il setup è pronto. Accendo e da 14.190 Mhz a 14.230 Mhz rumore a fondo scala con radar sloveno che da il meglio di sé. Poco male a 14.245 Mhz ci sono 2 colleghi tedeschi che mi rispondono e mi passano un buon report. Seguono a ruota altri 6 collegamenti con Gibilterra, Grecia, Italia, Turchia e l’immancabile Russia.
Mi fermo più volte per rilassare le ginocchia e fotografare i camosci onnipresenti. Arrivo al Corsi che sono le 17.15 ed il gestore stava già per darmi per disperso. Vorrei fermarmi a cenare in loco ma ci sono ancora quasi 2 ore di discesa. Saluto il rifugio Corsi e lo Jof Fuart e mi incammino verso il bosco sottostante. Tutto sommato sono meno stanco del previsto. Ho fatto le mie pause salendo senza troppi strappi e ciò mi ha preservato le energie necessarie a sopperire un allenamento scarso non propriamente mirato… Se volete replicare questa uscita, vi suggerisco di:
- Effettuarla in 2 giorni prenotando 2 mesi prima il rifugio.
- Verificate attentamente il meteo. Brutto tempo in ferrata = pericolo
- 2 litri di acqua sono pochi, meglio almeno 3
- Attenti a camosci e stambecchi. Sono carini ma ti tirano addosso mezza montagna.
- I radar sloveni chiudono metà banda in 20M. Provate in 15 o 40M.
Un ultima cosa… avevo acquistato su Amazon uno zainetto fotografico imbottito per riporre lo Yaesu 817ND e tenerlo riparato da rocce e durante l’inverno dalla neve. Ha resistito 4 minuti… il tempo di aprirlo e mi è rimasta la cerniera in mano! D’ora in avanti solo materiale MIL !!!!
I miei migliori 73.